Il cromocitometro di Giulio Bizzozero

Uno strumento, tante storie. Il cromocitometro di Bizzozero.

Emocromo è l’abbreviazione comunemente utilizzata per esame emocromocitometrico, l’esame completo degli elementi figurati del sangue. Il Museo Golgi conserva alcuni strumenti di fine Ottocento utilizzati per studi ematologici.

Ancora oggi custodiamo uno strumento messo a punto nel 1879 da Giulio Bizzozero per dosare l’emoglobina, da lui chiamato cromocitometro. Con questo dispositivo riuscì a studiare la variazione di emoglobina in condizioni patologiche e durante le trasfusioni di sangue nella cavità peritoneale,  una procedura che consentiva di trasfondere notevoli quantità di sangue evitando le pericolose reazioni che spesso si presentavano prima della scoperta dei gruppi sanguigni, avvenuta nel 1901 grazie al patologo austriaco Karl Landsteiner. Lo strumento poteva essere utilizzato come citometro, per valutare la quantità di emoglobina senza distruggere i globuli rossi e come e come cromometro, per determinare i livelli di emoglobina dopo la distruzione degli eritrociti.

Lo strumento era il perfezionamento del globulimetro, ideato a Pavia nel 1865 da Paolo Mantegazza, direttore del Gabinetto di Patologia sperimentale, insieme allo stesso Bizzozero. Mantegazza scrisse che il dispositivo da loro ideato permetteva «in meno di cinque minuti, e con poche gocce di sangue» di sapere «quanti milioni di globetti rossi contenga il sangue di un galantuomo qualunque».

Il cromocitometro di Bizzozero univa la semplicità di utilizzo del globulimetro la possibilità di valutare precisamente l’emoglobina utilizzando poche gocce di sangue.