La Scuola di Golgi
Gli allievi di Golgi, influenzati dalla forte personalità scientifica del maestro, si dedicarono prevalentemente alle ricerche sulla struttura del sistema nervoso, alla microbiologia e allo studio della struttura dell’apparato reticolare interno.
Anche se mancano precise stime quantitative sulle variazioni annuali degli allievi frequentatori del laboratorio, attorno al 1900 essi furono sicuramente attorno alla trentina. Dopo l’iniziale apprendistato sulle tecniche microscopiche e i metodi istologici più comuni, gli studenti più ambiziosi e brillanti avevano la possibilità di intraprendere ricerche originali giungendo talvolta a ottenere le prime pubblicazioni entro l’anno di laurea.
Molti furono gli allievi che riuscirono a legare il loro nome a ricerche importanti. Aldo Perroncito identificò le modificazioni morfologiche e la cinetica della rigenerazione del nervo periferico dopo sezione sperimentale, Vittorio Marchi mise a punto un metodo per la colorazione della mielina che permise la descrizione delle vie nervose centrali, Emilio Veratti descrisse con grande precisione il sistema canalicolare della fibra muscolare legato alle funzioni del reticolo sarcoplasmatico, Adelchi Negri scoprì i corpi della rabbia nel cervello degli animali (e dell’uomo) affetti dalla malattia, Giulio Rezzonico con Golgi individuò gli imbuti cornei della mielina, Carlo Martinotti descrisse le cellule ad assone ascendente della corteccia cerebrale che ancora portano il suo nome. Innumerevoli furono poi le osservazioni originali, ripetutamente citate nelle riviste internazionali dell’epoca, legate, fra gli altri, ai nomi di Giovanni Marenghi, Casimiro Mondino, Luigi e Guido Sala, Antonio Pensa, Romeo Fusari, Achille Monti, Edoardo – poi padre Agostino – Gemelli, Ottorino Rossi.
Nel laboratorio non vi era traccia di misoginia e i tanti pregiudizi positivistici sull’inferiorità mentale della donna non trovavano terreno fertile. Le presenze femminili furono numerose e significative, da Anna Kuliscioff a Rina Monti, da Lina Luzzani a Costanza Boccadoro fino a Piera Locatelli, che diventerà nota per alcune ricerche sull’organogenesi indotta negli arti del tritone e sarà la prima donna a dirigere l’Istituto di Patologia generale ed Istologia.