La Scuola di Perroncito
Arrivato a Pavia nel 1899 per frequentare la Facoltà di medicina, il nipote di Golgi, Aldo Perroncito, trovò negli zii una seconda famiglia. Iniziò subito a frequentare come allievo interno il Laboratorio di Patologia generale ed Istologia e, ancora studente, si dedicò allo studio delle terminazioni nervose ottenendo ottimi risultati.
Nel 1905 si laureò con lode presentando una dissertazione intitolata La rigenerazione dei nervi. Per primo riuscì a descrivere le fasi principali del processo rigenerativo del nervo periferico e Santiago Ramón y Cajal, giunto quasi contemporaneamente alle stesse osservazioni, propose di nominare fenomeno di Perroncito la divisione delle fibre del moncone centrale nelle prime ore dopo il taglio del nervo periferico. Per le sue scoperte, Perroncito vinse nel 1907 il prestigioso premio internazionale Warren della Scuola medica di Boston.
Nel gennaio 1915 fu nominato professore straordinario di Patologia generale a Cagliari ma, con l’entrata in guerra dell’Italia, fu chiamato alle armi. Tornò a Pavia nel 1922 come successore di Golgi, diventando anche preside della facoltà di Medicina nel 1925.
Figura molto carismatica e capace di suscitare grandi entusiasmi nei giovani ricercatori, Perroncito sembrò essere in grado di proseguire il lavoro cominciato dall’illustre zio. Nei primi anni Venti l’Istituto pavese era frequentato da 44 medici e studenti con posto fisso, quattro dei quali beneficiavano di una borsa di studio della Fondazione Rockefeller. Una cospicua parte di essi si dedicò a ricerche scientifiche originali, sul sistema nervoso, le rigenerazioni, gli innesti, ma anche su questioni di ematologia, di batteriologia, sulla nutrizione e il ricambio, oltre che sull’eziologia dei tumori.
La sua allieva Piera Locatelli portò avanti studi sull’influenza del sistema nervoso sulla rigenerazione, suscitando un grande interesse anche all’estero, che gli valsero nel 1925 il premio Lallemand dell’Académie des Sciences di Parigi. Altri allievi studiarono le rigenerazioni dei diversi tessuti e organi: Giuseppe Massenti la rigenerazione del fegato, Luigi Scotti Foglieni quella del miocardio, Giuseppe Pellegrini il testicolo, Angelo Migliavacca, che diventò in seguito ostetrico, si occupò della rigenerazione dei tendini e Claudio Capelli della milza. Gli innesti furono oggetto di studi sistematici da parte di Mario Sechi e Vittorio Pettinari per il testicolo e l’ovaio, Lanfranco Lazzarini sul tessuto osseo, Giorgio Boattini sugli innesti di tiroide, paratiroide e di capsule surrenali, Umberto Collevati sul trapianto degli occhi.
A 47 anni, Perroncito era al vertice della carriera, alla direzione di un istituto scientifico di fama mondiale, circondato da allievi giovani, promettenti e galvanizzati dalla passione per la ricerca. Il suo spirito combattivo fu tuttavia travolto dalla malattia che lo portò a una morte prematura, che pose fine così anche all’avventura della sua scuola.